non reddito, ma investimenti, lavoro ai giovani e taglio di tasse ai dipendenti, Barbagallo appunta il Governo

giugno 10, 2018 at 10:09 admin

Del Governo grilloleghista, Carmelo Barbagallo dice di aver apprezzato il richiamo al nuovo patto sociale, ma avverte i leghisti: tagliare le tasse va bene, purché il taglio sia praticato a lavoratori dipendenti e pensionati sui quali grava un peso fiscale superiore a tutti gli altri paesi UE. Ai cinquestelle rimprovera invece la soluzione del reddito di cittadinanza che va sostituita con l'alternativa degli investimenti per offrire lavoro ai giovani e sui minimi salariali, a Di Maio ricorda che ci sono già i Contratti collettivi nazionali. Non possiamo creare poveri rinunciando agli investimenti per poi decidere di aiutarli spendendo risorse per garantirgli un reddito [fonte.1] - [fonte.2]

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economicamente inutile giuridicamente incostituzionale, il rinnovo del Contratto degli Statali per la Ugl

aprile 1, 2018 at 10:34 admin

Ugl ritiene economicamente nulli gli effetti del rinnovo del contratto per il pubblico impiego. Per questo motivo, pur avendo raggiunta la soglia di rappresentanza per partecipare al tavolo di negoziazione, non ha sottoscritto il nuovo CCNL. Denuncia però per bocca del suo segratario Alessandro Di Stefano, di essere rimasta illegittimamente esclusa dalla contattazione di secondo livello. Il nuovo Contatto dunque, oltre a violare le libertà sindacali, a paree della UGL, risulta essere anche in palese violazione della Carta per le ragioni sentenziate dalla Consulta nella pronuncia n.231/2013. Se rappresentare i lavoratori ai tavoli di negoziazione con l'Aran significa rinunciare al dissenso, vorrà dire che sceglieremo altre e più efficaci forme per difendere i diritti del lavoro, conclude Di Stafano...[fonte-ugl]

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Cgil, Cisl, Uil, indignano la sufficienza ed i ritardi nelle trattative per i rinnovi di Sanità ed EELL

gennaio 28, 2018 at 10:11 admin

..e se per le Forze Armate lo sfozo del Governo è stato imponente e tempestivo, non altrettanto lo è per il comparto Sanità-Enti Locali protestano le OOSS. Le modalità ed i ritardi nelle trattative per i rinnovi dei contratti con le quali Governo ed Aran per suo conto, stanno procedendo, indignano e non poco un comparto che conta circa un milione di lavoratori. Dopo otto lunghi anni di attesa, il Mef guidato Padoan ed il Governo, sembrano non prestare la necessaria attenzione ed il doveroso interesse verso una categoria di lavoratori tra i più poveri del pubblico impiego. Da sempre snobbata e relegata ai margini perché non direttamente a servizio delle cordate ministeriali custodi della cassa. Eppure sono numerosi e votano anch'essi...[fonte]

 

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Corte dei Conti sentenza 175-17, Delegazione Trattante, cedere ai sindacati costa caro ai componenti di parte pubblica

settembre 19, 2017 at 4:27 admin

Delegazioni trattanti, cedere alle pressioni sindacali e deliberare in sede di contrattazione decentrata incentivi ed aumenti di stipendio in violazione delle norme e dei vincoli di finanza pubblica, può costare caro d'ora in avanti alla componente di parte pubblica. A stabilirlo la Sentenza d'appello della Corte dei Conti n. 175 del 17/05/2017 che ha condannato i rappresentanti di parte pubblica ed in particolare ha confermato la condanna del dirigente del personale di una ASL che aveva omesso nella sua istruttoria, di segnalare le violazioni di Legge nella previsione di progressioni orizzontali concesse a pioggia senza alcuna procedura di valutazione selettiva. La Corte ha respinto infatti la tesi difensiva che voleva chiamare in correo anche la parte sindacale della Delegazione trattante, perché quest'ultima, nell'esercizio delle sue funzioni risulta essere una controparte che negozia per conto dei lavoratori, ma non dipende dalla Amministrazione pubblica. Ha quindi il diritto di chiedere; mentre la parte pubblica che tratta in nome e per conto della PA ha il dovere di esercitare le sue prerogative nel rispetto pieno delle Leggi dello Stato

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Cisal, festa dei lavoratori, Cavallaro fuori dai denti sulla Costituzione e la sovranità pignorata dalla UE

aprile 30, 2017 at 10:37 admin

Anche per questo 2017, siamo giunti al 1° maggio, festa dei lavoratori. Nel fiume di parole che puntuale scorrerà nelle piazze, sulle pagine dei giornali e tra i "links" dei notiziari digitali, abbiamo deciso di proporvi l'analisi di Francesco Cavallaro, segretario generale del sindacato autonomo Cisal, che se non propriamente originale nelle argomentazioni storiche-economiche, ha il merito però di ricondurre il tema del lavoro fuori dalla banalizzante circostanza celebrativa e puntare con decisione alla ragioni ed ai motivi che lo hanno svalutato e reso fattore economico-sociale di grado inferiore nel vissuto concreto della realtà Repubblicana contemporanea. Non nuovo il dibattito sull'interpretazione autentica del dettato Costituzionale in merito al lavoro posto a fondamenta della nostra Repubblica, tra chi lo ritiene un diritto disatteso dall'ordinamento legislativo nel corso degli ultimi settanta anni e coloro i quali pensano che il lavoro come fondamenta della Repubblica sia stato evocato alla stregua di un espediente retorico in quanto di fronte alla Legge la stessa Costituzione pone tutti i cittadini sul medesimo piano, siano essi lavoratori, siano essi produttori, siano essi soggetti che traggono reddito dalla rendita speculativa. Quelle che ci sembrano più interessanti, sono le conclusioni a cui perviene il segretario Cavallaro quando imputa il disastro economico del nostro paese e all'inerzia del legislatore e alla "giurisprudenza costituzionale che tenta costantemente di screditare ogni argomentazione fondata sul principio lavorista" e non ultima, alla UE che ha pignorato quote significative di sovranità, con le quali ha ridimensionato il valore del lavoro e di fatto impedito l'emancipazione che ne verrebbe dalla partecipazione agli utili. Vale veramente la pena leggere questa breve e pregnante nota del segretario del sindacato autonomo CISAL

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Nella PA troppi raccomandati e i dirigenti rinunciano ai controlli

febbraio 9, 2017 at 1:25 admin

Nella Pubblica Amministrazione italiana vi sono troppi raccomandati che rassicurati dalla tutela della politica, si rifiutano di svolgere lavori disagiati ad esempio. Quindi, trasferire il sistema delle visite fiscali dalle Asl all'Inps, non risolverà il problema perché la furbizia è radicata nel pubblico impiego e così diffusa da scoraggiare la cultura d'impresa mentre la PA dovrebbe avere il compito di incoraggiare ed accompagnare la creazione di lavoro. A controllare dovrebbero essere i dirigenti che invece ricevono premi senza rispondere del loro operato. Così a grandi linee, Giuseppe Roma, ex Censis...[fonte]

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Licenziamenti, Statali nella botte di ferro del nuovo Testo Unico

febbraio 9, 2017 at 12:45 admin

Governo e Sindacati sono al lavoro. Non c'è globalizzazione che tenga, gli Statali finiranno nella botte di ferro del nuovo Testo Unico del pubblico impiego che sgombrerà il campo da ogni dubbio interpretativo con norme dettagliate specificamente studiate per mettere al riparo dalle crisi cicliche che si abbattono sul mondo del lavoro. Il pubblico impiego sarà la casa del Gesù, chi entra, non usce più. A quanti avranno la fortuna di impiegarsi nel settore pubblico, sarà garantito il posto di lavoro fino alla pensione per Legge. L'art. 18 del vecchio Statuto dei Lavoratori del 1970, sarà ripristinato in tutte le sue parti come se le modifiche del job act NON fossero intervenute [fonte

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Licenziare per assumere i precari, Ichino insiste, il job act agli Statali è automatico

giugno 11, 2016 at 3:12 admin

Il nuovo T.U. del pubblico impiego è oramai prossimo e dalla Funzione Pubblica fanno trapelare di essere orientati al doppio regime pubblico-privato in tema di lavoro allineandosi alla più recente sentenza della Cassazione, la n. 11868/16 che paradossalmente, pur confermando il licenziamento del ricorrente ha mantenuto fuori gli Statali dalla riforma Fornero dell'art.18 dello Statuto dei Lavoratori mentre pochi mesi prima, con la sentenza n. 24157 del novembre 2015 ne aveva estesa l'applicazione anche al settore pubblico. Accanto alla Madia si schiera anche il Ministro del Lavoro, ma nel Governo le posizioni in tema di reintegro in caso di licenziamento illegittimo e tutele crescenti, le posizioni non sembrano tutte allineate all'ultima pronuncia della Cassazione Zanetti ad esempio, sottosegretario all'economia, parla di "errore tecnico e politico" in merito alla scelta del doppio regime. Nemmeno Ichino, già collega di Zanetti in Scelta Civica poi passato tra le fila del PD si smentisce: quelle della Madia sono opinioni personali, il Job act si estende automaticamente al pubblico impiego, la previsione di esclusione fu espunta dal testo definitivo approvato. Il Governo non può legiferare in materia di licenziamenti perché eccede la Delega ricevuta dal Parlamento per riformare la PA. Licenziare darebbe una prospettiva ai precari della PA di poter essere stabilizzati impegnando le risorse così liberate. La cosa riguarderebbe solamente gli assunti dopo il 5 marzo 2015. Ichino fa addirittura appello ai sindacati perché capiscano che non si degnano nemmeno più di rispondergli...[fonte.1] - [fonte.2]

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Statali inamovibili, comma della Fornero fa ricredere la Cassazione, la nuova sentenza 11868-2016 sul reintegro ripristina l'art. 18

giugno 10, 2016 at 2:53 admin

I giudici della Suprema Corte nel non lontano novembre 2015 stabilirono con la sentenza n.° 24157 che in ragione dell’art. 51 comma 2 del d.lgs. n. 165/2001, il quale recita: “la legge 20 maggio 1970 n. 300 e successive modificazioni ed integrazioni, si applica alle pubbliche amministrazioni a prescindere dal numero dei dipendenti", l’art. 18 della predetta legge, come novellato dall’art. 1 L. n. 92/2012, si applicava anche ai pubblici dipendentia prescindere dalle iniziative normative di armonizzazione previste dalla legge n. 92. A distanza di pochi mesi e facendo leva sul comma 8 dell'art. 1 della stessa Legge 92/2012, i Giudici di Cassazione sezione lavoro, hanno riformato la loro stessa pronuncia con la nuova 

Sentenza n. 11868 del 09/06/2016 stabilendo che "ai rapporti di pubblico impiego contrattualizzato di cui all’art. 2 del d.lgs. n. 165 del 2001 non si applicano le modifiche apportate dalla l. n. 92 del 2012 (cd. legge Fornero) all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, sicché la tutela del dipendente pubblico nel caso di licenziamento illegittimo intimato in data successiva all’entrata in vigore di tali modifiche resta quella prevista dall’art. 18 dello Statuto nel testo precedente la riforma". Decisivo perché i Giudici ritornassero sulle loro precedenti interpretazioni è stato il Comma 8 dell'art.1 Legge Fornero che rinvia ad un successivo Decreto del Ministero della Funzione Pubblica l'armonizzazione delle norme del settore pubblico a quelle dettate per il settore privato. Dunque, fino al successivo intervento normativo, ai dipendenti pubblici non si estendono le nuove norme in tema di indennizzo in caso di licenziamento illegittimo e resta in vigore il reintegro sul posto di lavoro. A differenza del settore privato fanno notare i Giudici, nel pubblico impiego la tutela dal licenziamento è posta anche nell'interesse generale non solamente del soggetto da rimuovere e qui le motivazioni a nostro parere scricchiolano, perché gli interessi collettivi tutelati dalla Legge a cui fanno riferimento i Giudici della Cassazione, potrebbero coincidere esattamente con il licenziamento del soggetto quando i comportamenti posti in essere recano danno alla collettività e gettano discredito sulla P.A.

 

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Brambilla, per ogni pensionato abbiamo 1,33 lavoratori attivi, non bastano

maggio 7, 2016 at 11:48 admin

Alberto Brambilla è uno dei massimi esperti nel campo della previdenza e partendo dai numeri reali fa un ragionamento molto semplice: oggi ogni pensionato ha 1,33 lavoratori a pagargli la pensione. Non bastano, con questi numeri il sistema non si tiene. Ad averci risorse da investire, queste vanno puntate sul lavoro piuttosto che spese per incentivare l'uscita anticipata. Più che agli anziani, bisogna pensare ai giovani. Altro problema da affrontare è quello del debito pubblico che pur con i tassi al minimo ci costa 75 miliardi l'anno. Abbatterlo significherebbe avere 30 miliardi da puntare su nuova occupazione per i giovani e le donne...(fonte)

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