Licenziamenti, Statali nella botte di ferro del nuovo Testo Unico

febbraio 9, 2017 at 12:45 admin

Governo e Sindacati sono al lavoro. Non c'è globalizzazione che tenga, gli Statali finiranno nella botte di ferro del nuovo Testo Unico del pubblico impiego che sgombrerà il campo da ogni dubbio interpretativo con norme dettagliate specificamente studiate per mettere al riparo dalle crisi cicliche che si abbattono sul mondo del lavoro. Il pubblico impiego sarà la casa del Gesù, chi entra, non usce più. A quanti avranno la fortuna di impiegarsi nel settore pubblico, sarà garantito il posto di lavoro fino alla pensione per Legge. L'art. 18 del vecchio Statuto dei Lavoratori del 1970, sarà ripristinato in tutte le sue parti come se le modifiche del job act NON fossero intervenute [fonte

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Licenziare per assumere i precari, Ichino insiste, il job act agli Statali è automatico

giugno 11, 2016 at 3:12 admin

Il nuovo T.U. del pubblico impiego è oramai prossimo e dalla Funzione Pubblica fanno trapelare di essere orientati al doppio regime pubblico-privato in tema di lavoro allineandosi alla più recente sentenza della Cassazione, la n. 11868/16 che paradossalmente, pur confermando il licenziamento del ricorrente ha mantenuto fuori gli Statali dalla riforma Fornero dell'art.18 dello Statuto dei Lavoratori mentre pochi mesi prima, con la sentenza n. 24157 del novembre 2015 ne aveva estesa l'applicazione anche al settore pubblico. Accanto alla Madia si schiera anche il Ministro del Lavoro, ma nel Governo le posizioni in tema di reintegro in caso di licenziamento illegittimo e tutele crescenti, le posizioni non sembrano tutte allineate all'ultima pronuncia della Cassazione Zanetti ad esempio, sottosegretario all'economia, parla di "errore tecnico e politico" in merito alla scelta del doppio regime. Nemmeno Ichino, già collega di Zanetti in Scelta Civica poi passato tra le fila del PD si smentisce: quelle della Madia sono opinioni personali, il Job act si estende automaticamente al pubblico impiego, la previsione di esclusione fu espunta dal testo definitivo approvato. Il Governo non può legiferare in materia di licenziamenti perché eccede la Delega ricevuta dal Parlamento per riformare la PA. Licenziare darebbe una prospettiva ai precari della PA di poter essere stabilizzati impegnando le risorse così liberate. La cosa riguarderebbe solamente gli assunti dopo il 5 marzo 2015. Ichino fa addirittura appello ai sindacati perché capiscano che non si degnano nemmeno più di rispondergli...[fonte.1] - [fonte.2]

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Applicare il job act agli Statali farebbe risparmiare 1 miliardo, calcolano i consulenti del lavoro

gennaio 8, 2016 at 5:30 admin

Licenziamenti disciplinari per giusta causa, se si applicassero le norme del Job act al pubblico impiego perderebbero il posto 21.661 Statali ogni anno. Alienarsi questa zavorra, farebbe risparmiare all'erario 1 miliardo netto di euro secondo i calcoli della Fondazione Studi consulenti del lavoro, Consiglio Nazionale dell'Ordine. Quindi, mettere lavoratori pubblici e lavoratori privati esattamente sullo stesso piano consentirebbe allo Stato di allocare più efficacemente importanti investimenti in servizi ai cittadini mentre per i sindacati, ne verrebbe un indebolimento delle tutele con una equiparazione al ribasso. Il tema è di assoluta importanza e comprende risvolti non solamente sociali, ma soprattutto etici a nostro avviso. Non andrebbe trattato in termini esclusivamente "politici"...(fonte)

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Dettori, sono per licenziare in tronco quando si accerta un reato, ma il job act non c'entra con la PA

dicembre 8, 2015 at 3:53 admin

Io sono per il licenziamento in tronco, quando è accertato un reato. Ma il job act nulla a che fare col pubblico impiego, a parlare è il segretario cgil della funzione pubblica, Rossana Dettori che prosegue: ho letto parola per parola la sentenza della Cassazione n.24157/15 e da nessuna parte dice che si devono applicare le norme del "job act" alla pubblica amministrazione. Al pubblico impiego si applica lo Statuto dei lavoratori che prevede il licenziamento per giusta causa, la riforma Fornero ha solamente ridimensionato la fattispecie, ma i contratti già prevedono il licenziamento in caso di assenze ripetute, ritardi, maltrattamento degli utenti, furti, accettazione di regali. Nel 2014 sono stati infatti licenziati più di 100 dipendenti pubblici. Se però non sussistono i motivi, il lavoratore ha diritto al reintegro e se la Madia vuole confermare il principio nei Decreti attuativi della sua riforma, a noi va bene...(fonte)

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Per Tiraboschi la Cassazione ha senteziato che agli Statali si applica lo Statuto dei lavoratori, non il job act

dicembre 8, 2015 at 2:52 admin

La sentenza della Corte di Cassazione n.24157/2015 ha chiarito incontrovertibilmente che ai dipendenti pubblici si applica la Legge 300/1970 (statuto dei lavoratori), così come riformata dalla Fornero, ma non si può applicare il "job act" che parla di tutele crescenti per operai, impiegati e quadri, una classificazione che non trova riscontro nella Pubblica Amministrazione. Conferma altresì che i pubblici dipendenti sono licenziabili, ma secondo le procedure previste dallo Statuto dei lavoratori. Quindi il dualismo pubblici/privati resta ad alimentare la confusione nella disciplina di settore mentre a mio parere non dovrebbero esserci regimi paralleli nell'ordinamento del lavoro sostiene il prof. Michele Tiraboschi (fonte)

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Sospetto anticostituzionale, l'esclusione degli Statali dal job act per Zanetti ed Ichino

dicembre 8, 2015 at 12:28 admin

Dopo la Sentenza della Cassazione 24157/2015, nel mentre che il Governo annuncia che interverrà ad escludere per Legge l'estensione della riforma del lavoro (job act) al settore pubblico dettagliando la disciplina negli oramai prossimi Decreti attuativi della Riforma Madia, i falchi della maggioranza riprendono fiato e tirano via i sassolini dalle scarpe. Il sottosegretario all'economia Zanetti nota come questa sia una strada impraticabile sia sotto il profilo tecnico, sia sul piano politico. Ricorda infatti che già nel job act si tentò di inserire un comma ad hoc per gli Statali, l'emendamento fu poi ritirato per sospetta inconstituzionalità ed osserva come sia anche un errore politico riproporlo perché i principi che hanno ispirato il "job act" intendono annullare ogni differenza tra lavoro privato e lavoro pubblico. Anche per l'autore del "job act", Pietro Ichino, non esistono norme speciali di esclusione del settore pubblico dalle riforme del lavoro ed anzi, le tutele crescenti, rappresentano lo strumento ideale per risolvere definitivamente il problema del precariato nella Pubblica Amministrazione.

(fonte)

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La pensione ritarda e Napolitano si dedica al nuovo Statuto dei lavoratori

maggio 4, 2015 at 12:19 admin

Chi pensava a Napolitano come ad un vecchio Presidente in pensione per raggiunti limiti di età, ieri si è dovuto ricredere: lavora ancora per il Governo come nemmeno Mattarella osa fare. La disoccupazione aumenta in barba al Job act e quella giovanile raggiunge il limite di guardia? E’ presto per dare un giudizio e svalutare quella Legge, riferisce Re Giorgio padre di Matteo. A preoccuparlo molto di più invece, è l’arroccamento del sindacato in difesa delle conquiste del secolo scorso improponibili oggi, che sono intervenuti mutamenti tali in economia a livello globale da suggerire la necessità di immaginare nuove forme di protezione per il mondo del lavoro. Ci sono nodi molti più importanti da sciogliere per il sindacato prosegue il neo senatore a vita e tra questi, pone l’accento sulla qualità e le forme della prossima crescita economica che non si tradurranno automaticamente in nuovi posti di lavoro come è stato in passato, per tutta una serie di motivi che si possono riassumere con le esigenze di competizione su scala mondiale e le trasformazioni tecnologiche che ci hanno portato in un lungo periodo di transizione verso nuove professionalità che ancora attraversiamo. E’ di questimutamenti continua Napolitano, che il sindacato dovrebbe prendere atto per poi lavorare alla proposta di un nuovo Statuto dei lavoratori per uscire dalla crisi di rappresentanza nel quale è ridotto dal rifiuto d’impegnarsi nei processi di rinnovamento. Infine, Napolitano richiama in servizio un altro vecchio comunista Pietro Ingrao, per smontare il mito della concertazione che esautora il potere legislativo relegando a notaio degli accordi relegando il Parlamento al ruolo notarile nella registrazione di accordi tripolari tra Governo-sindacati-partiti. Riconosce però al sindacato il ruolo politico che ha saputo ritagliarsi nell’Italia Repubblicana, come rappresentativo di una parte della società, il mondo del lavoro nel terreno che gli è proprio della contrattazione.

 

 

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