gennaio 8, 2016 at 5:30
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admin
Licenziamenti disciplinari per giusta causa, se si applicassero le norme del Job act al pubblico impiego perderebbero il posto 21.661 Statali ogni anno. Alienarsi questa zavorra, farebbe risparmiare all'erario 1 miliardo netto di euro secondo i calcoli della Fondazione Studi consulenti del lavoro, Consiglio Nazionale dell'Ordine. Quindi, mettere lavoratori pubblici e lavoratori privati esattamente sullo stesso piano consentirebbe allo Stato di allocare più efficacemente importanti investimenti in servizi ai cittadini mentre per i sindacati, ne verrebbe un indebolimento delle tutele con una equiparazione al ribasso. Il tema è di assoluta importanza e comprende risvolti non solamente sociali, ma soprattutto etici a nostro avviso. Non andrebbe trattato in termini esclusivamente "politici"...(fonte)
dicembre 20, 2015 at 11:18
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admin
Marianna Madia: la nostra è una riforma di sistema non di settore, punta a dare ai cittadini tempi e regole certe. Il motore di questa riforma saranno i lavoratori pubblici. Il processo di digitalizzazione che comunque già stiamo implementando coi dipendenti maturi ancora in servizio, sarà completato da reclutamenti mirati di giovani professionisti assunti non più in base alle vecchie piante organiche, ma con concorsi pubblici programmati sui fabbisogni reali di unità professionali che serviranno a far arrivare ai cittadini i nuovi servizi. Le Amministrazioni non proseguiranno più in ordine sparso, noi ragioniamo seguendo una visione unitaria dei fabbisogni della Repubblica, per questa ragione non vedremo più assunzioni di amministrativi nelle ASL dove invece servono medici. Le risorse disponibili quindi, saranno allocate efficacemente per reclutare secondo le necessità. I vincitori di concorsi saranno tutti assunti, mentre agli idonei questo diritto non potrà essere garantito a tutti come è giusto che sia, d'altronde. Anche i dipendenti delle Partecipate non dovranno temere il riordino e la riduzione del numero delle aziende. Saranno chiuse quelle che non perseguono un reale interesse pubblico, ma analogamente a quanto già in atto per i dipendenti delle ex Province, non perderanno il posto di lavoro. Saranno avviati a quello che possiamo definire il più grande processo di mobilità di personale nella storia della Repubblica. La Riforma consta di venti Decreti attuativi di cui, i primi dieci saranno portati in Consiglio dei Ministri prima di Natale od al massimo a gennaio 2016.
Sul tema cogente dei rinnovi contrattuali Madia ha tenuto a sottolineare che per legge il negoziato non può partire se prima i Sindacati non troveranno l'accordo con l'ARAN per ridurre il numero dei comparti. Si è poi detta consapevole che è ingiusto un blocco perdurante dei rinnovi che però è stato causato dalla più dura crisi economica che si potesse immaginare e comunque, c'è da tener presente che nel privato ad esempio, ha prodotto ingiustizie anche più gravi come la perdita di milioni di posti di lavoro cosa che nel settore pubblico non è accaduto. I contestati 300 ml stanziati nella Legge di Stabilità per rinnovare i contratti pubblici, aumenteranno ha promesso Madia, parallelamente all'uscita dalla crisi ed in ragione dell'incremento della crescita economica...
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dicembre 8, 2015 at 4:39
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admin
I giudici non potranno più reintegrare, Renzi promette norme rivoluzionarie per il pubblico impiego coi Decreti attuativi della riforma Madia. Si accontenterà di licenziare per scarso rendimento, truffa ed assenteismo. Il giuslavorista Umberto Romagnoli sostiene però che un simile intervento è a rischio di incostituzionalità perché discrimina i lavoratori privati garantendo loro una tutela di rango inferiore a quella del lavoratore del settore pubblico. Per Romagnoli infatti, è sempre stato chiaro che la cancellazione dell'art.18 dallo Statuto dei lavoratori, investe anche il pubblico impiego...(fonte)
dicembre 8, 2015 at 3:53
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admin
Io sono per il licenziamento in tronco, quando è accertato un reato. Ma il job act nulla a che fare col pubblico impiego, a parlare è il segretario cgil della funzione pubblica, Rossana Dettori che prosegue: ho letto parola per parola la sentenza della Cassazione n.24157/15 e da nessuna parte dice che si devono applicare le norme del "job act" alla pubblica amministrazione. Al pubblico impiego si applica lo Statuto dei lavoratori che prevede il licenziamento per giusta causa, la riforma Fornero ha solamente ridimensionato la fattispecie, ma i contratti già prevedono il licenziamento in caso di assenze ripetute, ritardi, maltrattamento degli utenti, furti, accettazione di regali. Nel 2014 sono stati infatti licenziati più di 100 dipendenti pubblici. Se però non sussistono i motivi, il lavoratore ha diritto al reintegro e se la Madia vuole confermare il principio nei Decreti attuativi della sua riforma, a noi va bene...(fonte)
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dicembre 8, 2015 at 2:52
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La sentenza della Corte di Cassazione n.24157/2015 ha chiarito incontrovertibilmente che ai dipendenti pubblici si applica la Legge 300/1970 (statuto dei lavoratori), così come riformata dalla Fornero, ma non si può applicare il "job act" che parla di tutele crescenti per operai, impiegati e quadri, una classificazione che non trova riscontro nella Pubblica Amministrazione. Conferma altresì che i pubblici dipendenti sono licenziabili, ma secondo le procedure previste dallo Statuto dei lavoratori. Quindi il dualismo pubblici/privati resta ad alimentare la confusione nella disciplina di settore mentre a mio parere non dovrebbero esserci regimi paralleli nell'ordinamento del lavoro sostiene il prof. Michele Tiraboschi (fonte)
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ottobre 31, 2015 at 3:56
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admin
Busseremo a denari sui rinnovi dei contratti pubblici e se il governo non risponde, busseremo ancora poi daremo la spallata perché è così che opera un sindacato che chiude contratti di lavoro. Si presta ad essere riassunto con un pò di colore il senso del ragionamento del segretario Barbagallo che sul rispetto della Sentenza della Corte Costituzionale non ammette cedimenti: sarà lotta continua a tutele crescenti perché il Governo deve smettere di essere il peggiore datore di lavoro in questo paese: gli scioperi costano e non li facciamo a cuor leggero contrariamente a quanto si possa pensare. Annusato il clima, Barbagallo non esclude che nelle prossime settimane possa partire una campagna anti fannulloni ed a scanso di equivoci si dice per il licenziamento degli impiegati infedeli del Comune di Sanremo chiedendo in primis il licenziamento dei dirigenti che non hanno adempiuto il loro dovere di sorveglianza...(fonte)
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agosto 15, 2015 at 9:48
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Quella della Pubblica Amministrazione è una riforma ambiziosa e complessa, la sola che si pone una visione strategica, punta infatti a modificare il rapporto tra lo Stato ed i cittadini in direzione di una società inclusiva ed efficiente. Nessun'altra riforma è apparsa così innovativa secondo il professore di storia economica Emanuele Felice dell'Università autonoma di Barcellona. La nuova riforma della PA poggia su tre cardini: il primo, va a risolvere i problemi della inamovibilità dei dirigenti che d'ora in avanti verranno valutati e nel caso, potranno essere rimossi. E' finito il tempo della casta burocratica ostile ai cambiamenti; il secondo dei nodi risolti dalla riforma Madia, è quello della riduzione dei tempi della PA attraverso la nuova disciplina del "silenzio/assenso" e lo snellimento delle procedure delle conferenze dei servizi; il terzo punto sul quale poggia la riforma, è quello della trasparenza, il diritto di tutti i cittadini di accedere facilmente attraverso il web ai documenti della pubblica amministrazione. La riforma della PA dunque, è un tassello cruciale per il prof. Felice, sul quale è bene accendere i fari dell'informazione in fase di implementazione perché, come è opinione comune anche di Claudio Velardi esperto di comunicazione, il sistema "non risponde", resiste al cambiamento...
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luglio 7, 2015 at 5:23
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Il deputato Fabio Rampelli lancia l'allarme: respinti in Commissione tutti gli emendamenti, il DDL la "buona scuola" passa all'esame dell'aula pronto per essere approvato con la fiducia. Già a settembre però sulla pelle dei docenti precari della scuola cadranno i primi sciagurati effetti: non saranno rinnovati i loro contratti per il superamento del termine di 36 mesi di servizio. Disoccupati, molti professori si ritroveranno presso i centri per l'impiego. Si calcola che nei due anni a seguire, per le stesse ragioni ben 80mila docenti resteranno senza lavoro se la "buona scuola" come sembra, diventerà definitivamente Legge dello Stato.