Promossi più in fretta, dal 2018 diploma in quattro anni

maggio 20, 2017 at 4:33 admin

Saranno in 100 le classi che dal 1° settembre 2018 sperimenteranno i corsi di studi quadriennali per conseguire il diploma di maturità. Non è stato facile superare le forti resistenze del sindacato, decisive sono state le garanzie offerte circa l'invarianza del numero di docenti che il Miur assicura di mantenere in organico nonostante il taglio di un anno ai corsi liceali. Un percorso di studi ridotto che è prassi ordinaria in molti paesi della Ue tra cui Francia, Belgio, Austria, Olanda e Regno Unito formalmente ancora nell'Unione. L'idea è quella di provare a favorire l'entrata nel mondo del lavoro anticipando di un anno il raggiungimento del titolo di accesso universitario. Nulla cambierà sotto il profilo didattico, i programmi di studio non subiranno tagli, saranno solamente rimodulati. Il Consiglio superiore della pubblica istruzione ha approvato il progetto in via sperimentale, ma in realtà per l'ordinamento italiano il ciclo quadriennale non è una novità. La riforma Gentile del 1923 infatti, che fondamentalmente è restata in vigore nei suoi principi base fino a tutti gli anni '80 del secolo scorso, prevedeva il conseguimento del titolo di maestro elementare già al quarto anno di studi, superato il quale si apriva l'accesso accademico al magistero. Certo, quella era una scuola che preparava seriamente gli allievi. Una scuola che selezionava, che sapeva bocciare. Una scuola che non assecondava le famiglie e non illudeva i giovani anzi, li preparava alla vita e li aiutava a scegliere. Agli allievi era suggerito il proseguimento degli studi nelle discipline congeniali ai talenti di ciascuno, già alla fine del primo ciclo delle medie. In quella scuola metro unico di giudizio era il profitto, la politica e la sperimentazione sociale restavano fuori dai Consigli di fine anno. Quella scuola seppe fare dell'Italia la quinta potenza industriale globale, oggi siamo dietro a Corea, India e Brasile. Quella scuola sfornò fiori di intellettuali, uomini di cultura e scienziati. Poi dagli anni duemila è arrivata la scuola che rincorre le statistiche. La scuola che vuole riallinearsi ai numeri e non alla qualità dell'Europa. La scuola dove fioccano i promossi e dove i somari si laureano e credendosi classe dirigente mandano in rovina le banche, le imprese, l'economia e lo Stato. A riprova basta sfogliare le cronache della "seconda Repubblica" [fonte]

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Premio Capri-San Michele al prof. Giustiniani, ospite del Lavoratore

settembre 5, 2016 at 6:17 admin

Al professor Giustiniani, già ospite del Lavoratore in numerose occasioni, vanno le felicitazioni più sincere da parte dell'animazione di questo blog per essersi aggiudicato il prestigioso Premio Capri - San Michele unitamente al prof. Gaetano Di Palma con il volume "una Chiesa per i poveri? Profili biblici e storico-teologici di un'antica questione". Pasquale Giustiniani è professore ordinario di Filosofia teoretica nella sezione “San Tommaso d’Aquino” della Pontificia Facoltà di Teologia per l’Italia Meridionale in Napoli, dove dirige il Seminario permanente di studi storico-filosofici “Pasquale Orlando”. Inoltre, è titolare di Filosofia della religione nella Facoltà di Scienze della formazione dell’Università suor Orsola Benincasa in Napoli. Tra le sue pubblicazioni: La produzione di Pietro Paolo Parzanese in ottica filosofico-teologica, in Risorgimento e mezzogiorno romantico. La scrittura cristiana e civile di Pietro Paolo Parzanese (Rubbettino, Soveria Mannelli 2013, pp. 217-251); Cuore e volto dell’ortodossia. Due volumi di Vladimir Zelinskij (in «Communio», 2011, pp. 76-80); Eadmero di Canterbury, Osberto di Clare, Nicola di St. Albans e la controversia tra i monaci-teologi sulla festa della Concezione di santa Maria (in «Theotokos», 17, 2009, pp. 243–307). Altri saggi e pubblicazioni del prof. Giustiniani possono essere consultati qui

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Per Tiraboschi la Cassazione ha senteziato che agli Statali si applica lo Statuto dei lavoratori, non il job act

dicembre 8, 2015 at 2:52 admin

La sentenza della Corte di Cassazione n.24157/2015 ha chiarito incontrovertibilmente che ai dipendenti pubblici si applica la Legge 300/1970 (statuto dei lavoratori), così come riformata dalla Fornero, ma non si può applicare il "job act" che parla di tutele crescenti per operai, impiegati e quadri, una classificazione che non trova riscontro nella Pubblica Amministrazione. Conferma altresì che i pubblici dipendenti sono licenziabili, ma secondo le procedure previste dallo Statuto dei lavoratori. Quindi il dualismo pubblici/privati resta ad alimentare la confusione nella disciplina di settore mentre a mio parere non dovrebbero esserci regimi paralleli nell'ordinamento del lavoro sostiene il prof. Michele Tiraboschi (fonte)

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Una riforma ambiziosa e strategica quella della PA, il rischio è che il sistema non risponda

agosto 15, 2015 at 9:48 admin

foto del prof. GiustinianiQuella della Pubblica Amministrazione è una riforma ambiziosa e complessa, la sola che si pone una visione strategica, punta infatti a modificare il rapporto tra lo Stato ed i cittadini in direzione di una società inclusiva ed efficiente. Nessun'altra riforma è apparsa così innovativa secondo il professore di storia economica Emanuele Felice dell'Università autonoma di Barcellona. La nuova riforma della PA poggia su tre cardini: il primo, va a risolvere i problemi della inamovibilità dei dirigenti che d'ora in avanti verranno valutati e nel caso, potranno essere rimossi. E' finito il tempo della casta burocratica ostile ai cambiamenti; il secondo dei nodi risolti dalla riforma Madia, è quello della riduzione dei tempi della PA attraverso la nuova disciplina del "silenzio/assenso" e lo snellimento delle procedure delle conferenze dei servizi; il terzo punto sul quale poggia la riforma, è quello della trasparenza, il diritto di tutti i cittadini di accedere facilmente attraverso il web ai documenti della pubblica amministrazione. La riforma della PA dunque, è un tassello cruciale per il prof. Felice, sul quale è bene accendere i fari dell'informazione in fase di implementazione perché, come è opinione comune anche di Claudio Velardi esperto di comunicazione, il sistema "non risponde", resiste al cambiamento...

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