dicembre 17, 2017 at 9:37
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admin
Atteso da dieci anni, mercoledì 20 dicembre finalmente arriva Babbo Natale per i poveri ministeriali che troveranno sotto l'albero 85 euro lordi di aumenti salariali, giusto in tempo per correre felici ai seggi elettorali. In verità, gli aumenti che sono pari al 3,48% degli stipendi, non arriverebbero nemmeno agli 80 euro, ma nella sua infinita bontà elettorale, il Governo Gentiloni ha chiesto a funzionari e dirigenti di venire incontro ai poveri impiegati ministeriali che hanno retribuzioni così basse da non raggiungere, nel rapporto percentuale la cifra concordata. Le differenze saranno quindi compensate con trasferimenti di quote parti incrementali degli stipendi più ricchi. Sarà una notte santa dunque, quella che attende sindacati ed Aran. Si sa però che il tutto si concluderà per il meglio: il sindacato si riapproprierà delle sue antiche prerogative interdittive della gestione e degli orari ed in tema di performance, todos caballeros...[fonte]
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novembre 25, 2017 at 5:21
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admin
TFR, molte amministrazioni praticano indebitamente la trattenuta del contributo del 2,5% invece di indicarlo solo figurativamente, contrariamente a quanto previsto dall'accordo del '99. L'accordo quadro recepito con il Dpcm del 20 dicembre 1999, segnava il passaggio dal TFS al TFR per i dipendenti pubblici assunti dal 2001 e allo stesso tempo la possibilità di trasformare il Tfs in Tfr per tutti quelli che si fossero iscritti alla previdenza complementare. Il Tfs è gravato dal contributo previdenziale del 2,5% a carico del lavoratore e trattenuto dall'amministrazione di appartenenza sulla retribuzione utile ai fini previdenziali, successivamente versato all'ente di previdenza. Per il Tfr l'accantonamento è solo del 6,91% sulla retribuzione utile. La beffa ha colpito soprattutto coloro i quali si sono lasciati persuadere dalla martellante propaganda ed hanno rinunciato alla buonuscita (TFS), per investirla nella previdenza complementare di comparto con la segreta speranza di recuperare qualche euro dalla seconda pensioncina e riallineare il reddito alle esigenze di una vecchiaia che si preannuncia particolarmente parca, in regime contributivo. Ebbene, questi lavoratori leggono ogni mese sulla busta paga, una indebita trattenuta che frustra ed annulla le legittime aspirazioni dei lavoratori che in regime di TFS potevano contare su provvidenze aggiuntive utili al mantenimento del proprio tenore di vita. Alla trattenuta di abbattimento del TFR, si sommano le contribuzioi pretese dai Fondi previdenziali complementari a carico sempre del lavoratore, il cui rendimento resta tutto da verificare a fine carriera. Firma anche tu la petizione promossa dalla Cgil perché vengano restituite e cancellate le inique differenze di trattamento malcelate quando non taciute del tutto ai lavoratori
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Tags: TFR, TFS, trattenuta, busta, paga, petizione, Cgil, 2, 5%, restituzione, Previdenza, complementare, contributo, previdenziale, lavoratore, carico, DPCM, accordo, quadro
settembre 19, 2017 at 4:50
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Diciamo che possiamo tirare un sospiro di sollievo. Marianna Madia rassicura i sindacati che tutto quanto previsto nell'accordo del 30 novembre 2016 sarà rispettato dal Governo e dunque, gli ottanta euro saranno salvati al netto degli aumenti contrattuali ancora in fase di negoziazione. Quei dipendenti dunque che supereranno la soglia, non vedranno azzerato il credito d'imposta dal nuovo contratto. Miracoli di fine legislatura, quando la politica si avvicina alle urne elettorali, moltiplica i pani ed i pesci per tenersi buoni le tre milioni di famiglie che lavorano per lo Stato. Infatti, la signora Ministro della PA, ancora non è in grado di spiegare con quali risorse finanzierà la spesa aggiuntiva di tre miliardi per consentire di conservare il bonus però, chi vuole intendere può intendere che sotto elezioni, così com'è ridotta, la politica non può permettersi di tirare un colpo mancino agli Statali. Difatti sta programmando assunzioni, studia incentivi ai pensionamenti, tratta il rinnovo dei contratti pubblici giusto in tempo per stampare i certificati elettorali. A noi va bene, figuriamoci. Ci basta che tutti abbiano compreso chiaramente. E c'è di piu', gli aumenti di stipendio saranno inversamente proporzionali ai redditi percepiti. Cioè, coloro che guadagnano meno, vedranno in busta paga per intero la cifra di aumenti pattuita dai contratti; quelli che hanno stipendi già congrui e robusti, ne avranno invece un pò di meno...[fonte.1] [fonte.2]
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Tags: 80, euro, aumenti, stipendio, contrattazione, elezioni, Governo, accordo, rinnovi, credito, imposta
marzo 5, 2017 at 10:45
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Ad influenzarla saranno stati i mille giorni trascorsi al Governo con Matteo Renzi, Madia però non sembra essere ancora guarita perfettamente dall'annuncite nonostante l'avvento di Gentiloni. Ecco che riannuncia per l'ennesima volta che il Governo è pronto, è giunto finalmente il momento di rinnovare i contratti del pubblico impiego. La metà dei soldi rammenta, l'abbiamo già stanziata e la metà che manca agli 85 euro di aumenti promessi con l'accordo del 30 novembre, sarà appostata nella Legge di Stabilità 2018, cioé fra un anno, giusto in tempo per l'arrivederci alle urne elettorali di fine legislatura. Il Governo spera che il bonus porti a termine il lavoro come fu con le europee. Mai 85 euro furono così sudati dagli Statali...[fonte]
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Tags: rinnovi, contratti, pubblici, impiego, Madia, Governo, Renzi, Gentiloni, accordo, aumenti, salari, annuncite
gennaio 2, 2017 at 1:34
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admin
L'intesa firmata al Miur il 29 dicembre 2016, è da considerarsi corollario dell'accordo sul pubblico impiego firmato dai sindacati il 30 novembre u.s. nel quale il Governo formalmente si era impegnato a riequilibrare il potere negoziale dei contratti in materia di lavoro compresso dalla Riforma Brunetta. In sintesi l'accordo prevede che la mobilità nelle scuole di ogni ordine e grado avverrà in un'unica fase delle otto previste lo scorso anno. Sia alla mobilità provinciale, sia alla mobilità interprovinciale, potranno partecipare tutti i docenti, compreso i neo assunti esprimendo fino ad un massimo di quindici preferenze anche di ambito; cinque per le singole scuole. Alla mobilità volontaria potranno partecipare anche i docenti perdenti posto, con le medesime regole. Il 60% dei posti che resteranno vacanti dopo le procedure di mobilità provinciale, saranno assegnati con nuove immissioni in ruolo; il 30% sarà riservato ai trasferimenti fuori provincia; il restante 10% alla mobilità "professionale". L'accordo ha inoltre stabilito che i criteri per la "chiamata diretta", saranno uguali su tutto il territorio nazionale e definiti con un allegato all'accordo medesimo. Saranno poi i collegi dei docenti a deliberare i requisiti per ciascuna scuola in coerenza con il PTOF. Senza questa Delibera, nessuna scuola potrà procedere a dare incarichi e sarà compito degli USR conferire gli incarchi su posti che dovessero restare vacanti in ragione del punteggio assegnato nelle procedure di mobilità. [accordo 29 dic.2016] [contenuti]
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Tags: mobilità, accordo, ministro, Fedeli, sindacati, cgil, cisl, uil, snals, confsal, trasferimenti, procedure, punteggio, incarichi, chiamata, diretta, Delibera, collegio, docenti, PTOF, Miur, intesa
gennaio 2, 2017 at 12:38
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Alla riforma Madia ch'è stata smontata dalla Corte Costituzionale dichiarandola illegittima nella parte in cui prevedeva il semplice parere delle Regioni piuttosto che l'intesa preventiva nelle materie regolatorie che investono le competenze delle Autonomie Locali; si è unita la "buona scuola" che con l'accordo strappato dai sindacati al neo ministro Fedeli il 29 dicembre u.s. avvia un prevedibile, progressivo processo di dismissione delle riforme renziane. Già con le Amministrative si era avuto sentore del malcontento, poi è seguita la bocciatura definitiva con gli esiti del referendum Costituzionale. Un'azione di recupero del consenso elettorale di ogni Governo di sinistra, lo zoccolo duro che risiede nel mondo della scuola s'avvertiva urgente. Ed ecco la prima misura del Governo fotocopia per correre ai ripari al fine di evitare l'uscita di scena definitiva: l'accordo firmato con Cgil, Cisl, Uil scuola; Snals, Confsal cancella una delle misure più contestate dai docenti: il vincolo triennale di permanenza fuori sede. Dalla prossima primavera tutti potranno presentare domanda di trasferimento scegliendo tra quindici province e cinque scuole di destinazione preferita. Dal Governo del fare, al Governo del disfare
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Tags: Governo, fare, dismissione, riforme, buona scuola, pubblica, amministrazione, Corte, Costituzionale, accordo, sindacati, cisl, cgil, uil, snals, confsal, ministro, Fedeli
dicembre 11, 2016 at 11:38
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Il 30 novembre, cioé appena dieci giorni fa, sembrava che l'avessimo già in tasca gli 85 euro del rinnovo contrattuale. Magie dell'annuncite, dopo sette anni di attesa si preparava un "sereno Natale" per il pubblico impiego. Poi stavolta gli Statali hanno deciso di votare secondo coscienza al referendum Costituzionale forse perché a differenza delle europee, non si è fatto in tempo a contabilizzare in busta l'incentivo alla "partecipazione" ed ecco che i soldi restati sulla carta non si sono trasformati in Sì ed rinnovi dei contratti finiti di nuovo in alto mare. L'intesa firmata dai sindacati col Governo infatti, era solamente un accordo politico di massima al quale dovevano seguire le direttive della Madia per l'Aran ed il Decreto attuativo della Riforma che doveva superare la Brunetta e rimettere ai contratti il potere di ripartire il salario accessorio riconoscendo al sindacato l'antica funzione interdittiva così malaccortamente sottratta dalla furia rottamatrice della prima ora renziana. Ebbene, oggi ci ritroviamo con una scampata riforma costituzionale, ma senza Governo e dunque senza aumenti in busta. Non ci resta che sperare che Gentiloni raccolga l' SOS degli Statali in bolletta e gli venga in soccorso accogliendoli con un bel assegno da 1,8 miliardi di finanziamento che ancora mancano alla firma definitiva in calce ai rinnovi dei CCNL
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Tags: Contratti, rinnovi, CCNL, comparti, accordo, politico, intesa, sindacati, Gentiloni, Renzi, 80, euro, aumenti, busta, paga, referendum, europee
dicembre 3, 2016 at 10:30
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Nero su bianco, l'impegno che il Governo ha firmato coi sindacati unitari deve garantire che gli incrementi di reddito a seguito della stipula dei nuovi contratti, non andranno ad azzerare il credito d'imposta (80 euro del 2014). Per Cavallaro però, quello firmato il 30 novembre è un accordo truffa, bene che vada osserva, gli 85 euro lordi di media, diventeranno 50 euro netti ed arriveranno non prima del 2018 inoltrato prolungando di fatto il blocco della contrattazione ed disattendendo la Sentenza della Consulta del 2015. Anzi, del 2015 non si fa alcuna menzione ed a bilancio sono previsti aumenti che si traducono in 15 euro per il 2016 e 40 euro per il 2017.
dicembre 3, 2016 at 9:26
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admin
Un accordo "come Dio comanda" per vincere il referendum quello siglato il 30 novembre tra il Governo e le Organizzazioni sindacali Unitarie di Cgil, Cisl, Uil sulle linee guida che orienteranno i rinnovi contrattuali di tutti i comparti del pubblico impiego. Riequilibrio delle fonti di diritto nel rapporto di pubblico impiego dalla Legge a tutto vantaggio della negoziazione e di fatto un superamento della riforma Brunetta nelle parti più contestate dal sindacato in tema di valutazione della performance, monetizzazione dell'apporto individuale, premialità condizionata alla produttività piuttosto che alla presenza, ricorso all'atto unilaterale in caso di stallo delle trattative che sarà invece vincolato esclusivamente ai casi di pregiudizio economico che ne potrebbe derivare alla Amministrazione
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Tags: rinnovi, contratti, statali, pubblico, impiego, accordo, Governo, sindacati, linee, guida, referendum
maggio 18, 2016 at 12:28
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Non lasceremo mai passare l'ipotesi formulata dalla Madia di un rinnovo parziale dei contratti pubblici, questo è un Governo inadempiente che ignora i principi Costituzionali. Tra destra e sinistra le differenze non si apprezzano più tanto che questo Governo intende trattare sul salario accessorio ispirandosi ai criteri anticostituzionali delle fasce di merito come predeterminate dalla Riforma Brunetta. Noi siamo favorevoli alla ripartizione meritocratica delle risorse disponibili, ma deve essere definita da un accordo quadro discusso col sindacato come sul modello adottato per la riduzione dei comparti. Così il segretario Nicola Turco