Riforma Madia, dove eravamo rimasti?

febbraio 19, 2017 at 8:59 admin

Esattamente al punto di partenza. Con l'approvazione in via "preliminare" dei due Decreti correttivi dopo la bocciatura della Corte Costituzionale, il Consiglio dei Ministri ha rimesso la Riforma Madia della Pubblica Amministrazione nella casella di partenza. La nuova approvazione preliminare del CdM infatti, altro non è che la prima stazione della lunga via Crucis che la Riforma dovrà compiere prima di diventare Legge dello Stato. I Decreti attuativi della Delega sono stati rimessi in coda in attesa di ricevere il via libera definitivo dal Consiglio di Stato, dalle Commissioni Parlamentari competenti per materia ed infine dovranno superare lo scoglio più arduo della Conferenza Unificata delle Regioni dove secondo il Dettato Costituzionale puntualizzato dalla Sentenza della Consulta n. 251/16, bisognerà trovare una intesa cioé, Governo e Parlamento in materia non possono legiferare senza passare le forche caudine delle Autonomie Locali. Federalismo docet: quando sono tanti i galli chiamati a cantare, finisce che il giorno non vede mai la luce recitava un antico adagio popolare. Per arrivare al traguardo e raggiungere un risultato purché sia, il Governo si è fatto "furbo" ed ha cominciato a cedere alle richieste che vengono dai Presidenti delle Regioni cui premono la tutela degli interessi "particulari". Ed ecco che si è iniziato a smussare gli angoli soprattutto in tema di società Partecipate: con Decreto motivato del Presidente, ciascuna Regione potrà autonomamente decidere di mantenere in piedi il baraccone della Partecipata che maggiormente garantisce la quiete sociale nelle urne elettorali in buona sostanza, inoltre, il Governo ha ceduto anche sugli Amministratori Unici: basterà una Delibera assembleare per rifondare i Consigli di Amministrazione. Evviva il Governo Gentiloni che prosegue la stagione delle riforme renziane...[fonte]

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Decretato il Ruolo Unico, accedono solo i vincitori di concorsi, gli inadempienti saranno licenziati

agosto 26, 2016 at 10:43 admin

Su proposta della Madia, il CdM ha dato il via libera preliminare al Decreto che regolamenta il Ruolo Unico della dirigenza pubblica, al quale potranno accedere solamente i vincitori di concorso e NON anche gli idonei. Il Decreto istituisce la Commissione per la dirigenza presso il DFP con il compito di valutare ex post le scelte compiute dalle Amministrazioni nell'affidamento degli incarichi oltre ad esaminare preliminarmente i candidati agli incarichi di Dirigente Generale delle Amministrazioni Centrali. Con l'accesso al Ruolo Unico ciascun dirigente potrà ricoprire ogni ruolo, la qualifica infatti è unica. Concluso il mandato che dura quattro anni prorogabile per altri due, i dirigenti dovranno partecipare ad almeno 5 interpelli all’anno. Se non riusciranno a conquistarsi un altro incarico, percepiranno il trattamento economico fondamentale per intero il primo anno e decurtato di un terzo nel secondo anno. Successivamente il Dipartimento della funzione pubblica li potrà collocare d’ufficio in posti vacanti. Il dirigente a cui è revocato l’incarico per inadempienza, trascorso un anno senza ricevere un nuovo incarico, sarà licenziato. Sembrerebbe giunta a termine quindi l'era della poltrona inamovibile, ma NON dobbiamo trascurare la norma che rimane in vigore T.U. 267/00, per la quale Sindaci e Presidenti di Regione si riservano di nominare il 30% degli incarichi dirigenziali a prescindere dai meriti e risultati conseguiti a loro esclusiva discrezione...[fonte. CdM]

 

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Riforma PA, vade retro del Consiglio al Stato al burosauro

aprile 25, 2016 at 3:21 admin

Le riforme sono dettate dalla politica e scritte dai burocrati ministeriali. Se una riforma statuisce il principio della trasparenza totale, può accadere che nella scrittura delle regole applicative il burosauro si senta offeso, privato delle sue prerogative, può accedere che avverta la sua stessa ragion d'essere compromessa ed allora nella formulazione di commi e codicilli, con un lessico d'eccezione ed un frasario ermetico prova a rimettere le cose a posto in modo che tutto cambi, perché nulla cambi e resti come prima. E' quello che è accaduto alla Riforma Madia, i cui Decreti attuativi in tema di semplificazione e trasparenza sono stati bocciati dal Consiglio di Stato perché la manina anonima di qualche alto funzionario ministeriale, aveva reintrodotto il silenzio-rifiuto negli accessi agli atti per giunta, senza nemmeno la previsione della motivazione scritta. Di conseguenza, quella che in principio doveva essere una norma di semplificazione e trasparenza, si sarebbe risolta nuovamente in un nulla di fatto complicato ed oneroso. Come vanno le cose in questo paese, a meno che non sia stata la stessa politica a dare il contrordine al burosauro dopo aver annunciato all'opinione pubblica la bufola del cambiamento...(fonte)

 

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Se alla Cgil 100.342 aborti sembran pochi, allora noi andiamo a salvarli sui barconi

aprile 25, 2016 at 10:40 admin

Gli ultimi dati disponibili diffusi dall'Istat sono riferiti al 2013: in un anno si sono registrati in Italia 100.342 aborti volontari. Ma alla Cgil sembravan pochi al punto da presentare nello stesso anno un reclamo collettivo al Comitato Europeo dei Diritti Sociali presso il Consiglio d'Europa, con il quale denunciava la violazione dei diritti delle donne che verrebbe sistematicamente perpetrata dall'eccessivo numero di medici obiettori di coscienza cioè, di quei medici che ritengono in coscienza che la loro missione è quella di preservare la vita umana, non quella di procurare la morte. Bisogna precisare che tanti medici obiettori di coscienza non sono motivati dalla Fede religiosa, quanto piuttosto da ragioni etiche che muovono dall'assunto scientifico che l'embrione non sia un ammasso di cellule od una sorta di appendice dell'utero, quanto più comprensibilmente una vita già cominciata a cui la stessa Corte Costituzionale in occasione della pronuncia sulla procreazione medicalmente assistita, riconosce valenza e dignità "soggettiva" meritevole di tutela e ne prescrive la "crioconservazione" opponendo formale divieto alla distruzione di embrioni soprannumerari. Conosciamo però d'altro canto, lo spirito democratico delle Istituzioni Europee ed il rigore di quelle italiane in difesa dei diritti in questo magnificamente sostenute dalle nostre organizzazioni sindacali, per cui il Consiglio dei diritti inventati d'Europa, si è pronunciato intimando all'Italia di porre fine alle discriminazioni in atto e di favorire la morte degli embrioni in utero evidentemente da bilanciare col salvataggio degli embrioni cresciuti e già pasciuti in viaggio sui gommoni verso l'Italia, terra afflitta dalla denatalità. Fenomeno grave che tocca da vicino il mondo del lavoro se è vero quanto affermano gli esperti in tema di dinamiche previdenziali, in un futuro prossimo non avremo più giovani che lavorano per pagare la pensione a noi vecchi. Quindi concludono, l'immigrazione è una ricchezza da attrarre, mentre gli embrioni sono un peso da espellere e perdonateci questo sconcertante quanto paradossale parallelismo che a noi procura grande disagio, alla Cgil non è dato ancora sapere. Aspettiamo chiarimenti...

 

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